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LA SMÀRA | RICORDI DI STORIA LOCALE | IO RESTO A CASA

  • Immagine del redattore: Associazione Feudo
    Associazione Feudo
  • 4 apr 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

La «Śmara»




Anche oggi, in alcune parti del nostro territorio, si usa l’espressione «aver la śmara» nel senso di soggiacere a un incubo o di avere il broncio o di essere pieni di tristezza. Ma, secondo la fervida e ingenua immaginazione dei nostri antenati, la «śmara» o «śmarada» era una strega o fattucchiera cattiva che, facendosi piccina piccina, penetrava nelle case attraverso la toppa delle serrature o le fessure delle porte, andando ad accovacciarsi sul petto di chi stava dormendo; allora ridiventava grande e col suo peso straordinario schiacciava e opprimeva il malcapitato.


Per mandarla via vi erano due modi: il primo, mettendo un fagiolo nella «pilèla» o piletta dell’acqua santa accanto al letto; quando la «śmara» entrava, più il fagiolo si gonfiava e più si gonfiava il ventre della strega, costringendola pregare il suo «paziente» di togliere il fagiolo dall’acquasantiera; egli allora ricattava la «śmara» obbligandola a entrare in chiesa, ma «drio kul», cioè retrocedendo, essendo fattucchiera e quindi non meritevole di entrare in un luogo sacro.


Il secondo sistema era quello di tenere nella stanza da letto una bottiglia o una zucca da vino ben tappata. Quando la «śmara» entrava di nascosto, appena vedeva la bottiglia, sentiva un bisogno irresistibile di orinare e correva ad aprirla per servirsene, producendo però dei rumori; e così, scoperta, veniva cacciata.


Tratto da libro "Mel Storia e leggende arte e usanze" di Sauro Francescon e Nino Sartori

In foto: particolare da incisione cinquecentesca tratto da "Leggende e racconti popolari del Veneto" di Dino Coltro - Newton Compton Editori 2007

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